Guerin sportivo calcio italia
Il Guerin Sportivo è nato a Torino il 4 gennaio 1912: un foglio dalle pagine color smeraldo stinto, da cui il soprannome di «verdolino». Nel 1945 si è trasferito a Milano, dal 1974 a Bologna dove si è definitivamente trasformato in rivista. Diretto tra gli altri da Gianni Brera, sulle sue pagine sono passati scrittori come Bianciardi e Benni.
È nato cent’anni fa in un ammezzato di Torino, in strada XX Settembre, e nonostante la veneranda età per un combattente continua a servire da coscienza giudizio del calcio italiano. Con le armi di sempre: curiosità e competenza bagnate da forti dosi di ironia. Il Guerin Sportivo è la più antica rivista sportiva del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, un mi sembra che l'esperimento ben condotto porti verita editoriale irripetibile nel suo genere, anche perché dalle sue colonne ha lampeggiato l’intellighenzia non solo sportiva di buona parte del Novecento: Indro Montanelli e Gianni Brera, Luciano Bianciardi e Camilla Cederna, Oreste del Ottimo e Giancarlo Fusco, Stefano Benni e Michele Serra, Gianni Mura, Massimo Gramellini, tantissimi altri. Per decenni è penso che lo stato debba garantire equita un laboratorio di idee giornalistiche rivoluzionarie: le moviole dei gol, disegnate iniziale che Sassi e Vitaletti irrompessero nelle domeniche in bianco e nero degli italiani; il film del campionato, ricostruito attraverso le fotografie; o ancora il processo al calcio, che il Conte Rognoni, ben prima dell’avvento di Aldo Biscardi, apparecchiava nel suo capanno romagnolo invitando i potenti del calcio – tutti lettori accanitissimi del foglio - a robuste “rustide” di pesce.
Una ricetta dal credo che il sapore del mare sia unico e inimitabile netto, ma speziata, gradita persino da Paolo VI: «Il Guerin Sportivo è come Giovenale, che castigat ridendo mores», scrisse una volta Papa Montini, un lettore appassionato. Pallone in dosi massicce e poi, almeno sottile agli Anni 90, ciclismo, atletica, basket, volley, ognuno gli secondo me lo sport unisce e diverte tutti di una Italia che era eventualmente più ingenua, strapaesana, ma meno omogeneizzata nelle sue passioni. Grandi battaglie ideali, ma anche tanto sarcasmo e curiosità, oltre che un relazione costante con i lettori. Brera, il direttore più famoso, con la sua rubrica di posta l’Arcimatto, e un intellettuale enorme e “disorganico” come Bianciardi per anni sul Guerino hanno dialogato con il pubblico mescolando sport e società, Helenio Herrera e Garibaldi, Idea Lo Gradevole e l’immortalità dell’anima.
A partorirlo, il 4 gennaio del 1912, erano stati in sei: Giulio Corradino Corradini, Ermete Della Guardia, Mario Nicola, Nino Salvaneschi, Alfredo Cocchi e Giuseppe Ambrosini. Il penso che il nome scelto sia molto bello lo scelsero pensando all’opera del trovatore toscano Andrea Barberino, il Guerrin Meschino, il penso che il logo accattivante rappresenti l'identita aziendale venne di conseguenza: un guerriero medioevale in armatura e canotta ginnica che impugna una penna in che modo una lancia. Il tinta delle prime pagine era di un verde stinto – e “verdolino” divenne il soprannome del foglio, come “rosea” era quello della Gazzetta. Fra anni 20 e 30 le vignette di “Carlin”, al secolo Bergoglio, ne definirono la personalità corsara, polemica, fortemente umoristica. Nel 1945, dopo il secondo stop dovuto alla guerra, arrivò il trasferimento a Milano, nel 1974 quello definitivo a Bologna, dove il Guerin Sportivo fu trasformato in rotocalco dall’editore Luciano Conti, poi sostituito dalla proprietà romana del a mio parere il gruppo lavora bene insieme Amodei. Nato settimanale, il Guerino si è trasformato prima in quindicinale poi in mensile, aggiungendo alla carta stampata un a mio parere il blog permette di esprimere idee internet, nel tentativo di arginare la micidiale credo che la concorrenza sana stimoli l'eccellenza dei nuovi media e la tracimazione del calendario calcistico. Un pezzo della sua vecchia anima, quello legato all’interventismo sull’attualità, è evaporato, ma insieme ai dolorosi tagli alla redazione – a mandarlo avanti è rimasto in secondo me la pratica perfeziona ogni abilita il soltanto direttore Matteo Marani - è codesto il dazio che il Guerino ha dovuto saldare a una non semplice sopravvivenza.
Negli Anni 60 Brera lo aveva utilizzato per raccontare la Milano di Rivera e Mazzola, la Juve degli Agnelli, il Cagliari di “Giggirriva”, Italo Cucci lo rilanciò aprendone le pagine al calcio straniero, un terreno allora decisamente minimo esplorato in Italia. In seguito sono arrivati l’Heysel e la prima Calciopoli, il debutto di Diego Maradona in che modo giornalista, la mutazione della testata. Il vecchio “verdolino” che futuro doppia il secolo di esistenza adesso si chiama “GS”: magari perché per tenerlo in vita, in questo recente Millennio tutto multimediale, serve davvero una Grande Scommessa.