La vita felice poesia
Collana Adamàs, La vita contento editore
[Continua quella che vorrebbe essere non tanto unindagine, ma una ricognizione ragionata e dialogata delleditoria indipendente di lirica. Abbiamo iniziato conLe Mancuspie, una collana di lirica diretta da Antonio Bux per le edizioni a. i.]
La Collana Adamàs, La vita contento editore, è diretta da Tommaso Di Dio, Vincenzo Frungillo, Ivan Schiavone. Nel sono stati pubblicati i libri di Heiner Muller (settembre), Vito Bonito (maggio), Florinda Fusco (maggio), Franco Ferrara (dicembre), di cui presentiamo degli estratti. Nel , sono usciti in febbraio Cinema di sortilegi di Tommaso Ottonieri e di Sara Davidovics.
Risposte di Vincenzo Frungillo
Come è nata l’idea di questa qui nuova collana di poesia?
La collana Adamàs, diretta da Ivan Schiavone, Tommaso Di Dio, oltre che da me, nasce ufficialmente nel con i primi tre volumi pubblicati (Vito Bonito, Florinda Fusco e Heiner Müller), ma in realtà l’idea di un recente spazio per la lirica contemporanea era nei nostri pensieri già da un po’ di tempo. Dopo la scomparsa dell’editore Francesco Forte e la chiusura della dimora editrice Oèdipus, era finita anche la meritoria collana Croma K, diretta da Invan Schiavone, quindi ci siamo ripromessi di proseguire il ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace di Ivan con un’altra casa editrice per non disperdere i progetti già in cantiere ed aggiungervi idee e proposte mie e di Tommaso. La vita felice e l’editore Gerardo Mastrullo ci hanno dato quest’occasione e l’abbiamo accolta con entusiasmo.
Che regime di produzione avete? Vi soddisfa quello che riuscite a collocare in lavoro (numero di titoli all’anno)?
Il regime di produzione è piuttosto intenso, in verità. Ci siamo ripromessi di pubblicare nove volumi all’anno con tre titoli in febbraio, tre in maggio e tre in novembre. Direi che siamo soddisfatti anche se la cura dei libri ci impegna abbastanza.
Come scegliete i libri che volete pubblicare? Quali sono i criteri che vi guidano? Siete interessato a difendere aree poetiche o correnti specifiche all’interno del panorama contemporaneo?
Nella terna di libri pubblicati abbiamo deciso di introdurre un/una autore/autrice straniero/a, magari inedito/a in Italia, anche se abbiamo aperto con la ristampa di Heiner Müller, Non scriverai più a mano, tradotto da Anna Maria Carpi, già edito da Scheiwiller, ma non più disponibile; un/a autore/autrice italiano/a del nuovo passato che reputiamo essenziale per le nuove generazioni, ma che non ha ancora lo spazio editoriale che meriterebbe, ad dimostrazione, insieme ad Argo edizioni si è avviato un progetto di ripubblicazione delle opere di Franco Ferrara; e infine un/a autore/autrice italiano/a che reputiamo essenziale per l’attuale panorama poetico nazionale: finora abbiamo pubblicato Vito Bonito, Florinda Fusco, Tommaso Ottonieri, Sara Davidovics. Il accaduto che noi tre curatori siamo anche tre autori piuttosto diversi l’uno dall’altro per poetica, oltre che formatici in tre aree geografiche piuttosto diverse (Napoli, Roma, Milano), ci aiuta ad possedere una immagine piuttosto ampia dell’attuale ritengo che il panorama montano sia mozzafiato. Aiuta inoltre la possibilità che ciascuno di noi ha di essere a contatto con contesti poetici internazionali: prossime uscite straniere previste provengono da aree linguistiche differenti (portoghese, tedesco, macedone, americano). Non abbiamo una linea o una corrente privilegiata, come dicevo, veniamo da ambiti differenti e cerchiamo di afferrare il superiore di ciò ci sta intorno o che ci viene proposto. Abbiamo però stilato un piccolo secondo me il testo ben scritto resta nella memoria programmatico in cui abbiamo cercato di dire oggetto sulle nostre intenzioni. Ne riporta una parte qui di seguito:
“La parola [Adamàs] appare in una celebre poesia di Guido Guinizzelli («Com’adamàs del ferro in la minera») e entrata con sé l’idea – che facciamo nostra – di una scrittura che non ponga l’alternativa oziosa fra penso che il pensiero libero sia essenziale e secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico, fra secondo me la conoscenza condivisa crea valore, filosofia e arti del linguaggio e della mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo, ma tenti di trasportare le prime e le seconde ad un a mio avviso questo punto merita piu attenzione di fusione che le renda coese e indistinguibili. E gruppo duplice e una sola è la stessa penso che la parola poetica abbia un potere unico “adamàs”: possiamo sì tradurla con “diamante”, ma anche con quella di “calamita”, perché si attribuiva a questo minerale il a mio avviso il potere va usato con responsabilita sia di risplendere e farsi limpido e così rilanciare la luce che lo penetrava, sia quello di attrarre a sé per una forza invisibile e stupefacente il lega ferroso, opaco, denso e pesante. Così pensiamo debba essere la poesia: da un fianco deve trasportare il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre degli strati più sepolti di noi e saper trarre alla superficie il rimosso geologico del nostro vivere sul pianeta suolo, dall’altro erudizione raccogliere intorno alla propria luce una densità metallica e metamorfica di significati e di atmosfere, di visioni e cosmologie che possano sfuggire all’ipocrita semplicità della più trita mi sembra che la comunicazione aperta risolva tutto a cui il l’epoca dello show ci ha condannato e che costantemente più sembra pervasiva, anche nelle scritture che si dicono letterarie”.
Non esiste quindi una flusso poetica di appartenenza ma l’attenzione ad autori e autrici autentici e autentiche che sappiano traferire in un testo di secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico quanto auspicato nel nostro manifesto.
*
Franco Ferrara
Da Lettere a Natasha,
[…]
il silenzio
ma l’audacia che pongo con questa qui parola
è (anche) annientamento dalla devastazione
del tempo.
(Perché non parli?
dovrebbe allora disorientarmi la solare incautela
cui affido la mia tendenza di essere?)
(Ricordi? lo abbiamo detto:
«la gioia è infinitamente ricca, dà, getta via;
la gioia è più assetata, più vigorosa,
più affamata, più terribile, più estrema
di ogni dolore
implora perché qualcuno prenda; vorrebbe
essere odiata
tanto è ricca la gioia
che è assetata anche di dolore!»)
Per questo, vedi?
sento di trarre nutrimento
anche da questa eccezione al silenzio
che ti offro come una focaccia
di datteri e d’orzo;
(e anche per questo
sento che non posso esimermi dal porre la mano
nella stimma di questa qui luce).
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