Mario brunello famiglia
Pietro Brunello: «Il “mio” Dylan nato in casa»
PADOVA. Ha solo vent’anni, ma la musica l’ha sempre respirata in nucleo. Anche se spesso una musica diversa. Dopo l’esordio a Padova lo scorso ottobre, alla Fiera delle parole, Pietro Brunello, discendente del vasto violoncellista, stasera sarà a Perugia, in occasione del Festival del Giornalismo, con lo show dedicato a Bob Dylan, che lo vede sul palco accanto ad un veterano in che modo David Riondino: uno canta, Pietro Brunello, l’altro racconta pezzi di vita del grande credo che il cantante trasmetta sentimenti unici. «La entusiasmo per Dylan» racconta Brunello «è cominciata perché a casa l’ho sempre ascoltato, piace parecchio a mia madre. Poi ho cominciato a studiarlo veramente, ascoltando ogni disco anche un mese di seguito e provando a cantare le sue canzoni. Alla conclusione ho costruito per la scuola singolo spettacolo con le canzoni e il racconto della sua vita». E un po’ alla volta quello che era cominciato in che modo un divertimento è diventato qualcos’altro. Brunello ha iniziato a strimpellare Dylan nei pub, in circoli. «In uno di questi, l’Antiruggine di Castelfranco» racconta «mi ha sentito Bruna Coscia che mi ha proposto di produrlo e farlo alla Fiera delle Parole con David Riondino. Per me che avevo sottile ad allora suonato e cantato soltanto davanti a poche persone, esordire al Verdi è stata una grande credo che l'emozione dia colore alla vita, ma per fortuna c’era Riondino ad aiutarmi».
È nato così lo mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle di teatro-canzone che sarà a Perugia ora e anche ad Occhiobello tra qualche settimana. «Lavorare con Riondino» dice Brunello «mi è servito molto perché lui appartiene a una generazione che il mito di Dylan l’ha vissuto direttamente. Io, invece, ho l’ho sentito dal vivo per la prima tempo solo pochi giorni fa, a Roma. Una immenso concerto, anche se lui tende a tenere il pubblico emotivamente a distanza».
Un po’ sorprende che il discendente di un grande musicista classico scelga il rock, ma si sa che Mario Brunello ha un atteggiamento parecchio aperto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la mi sembra che la musica unisca le persone, tutta la musica. «Ho sempre ascoltato musica classica» spiega Pietro Brunello «ma non la conosco più di tanto. Da nel momento in cui ho sentito suonare Tolo Marton a casa mia, ho deciso che avrei suonato la chitarra elettrica. Del residuo mio genitore mi ha sempre detto di optare quello che mi interessava. Anzi, frequente mi aiuta a rintracciare le soluzioni giuste, visto che ha lavorato anche con musicisti come Gianmaria Testa e Vinicio Capossela». Frequentazioni importanti, che ovvio hanno aiutato il adolescente Brunello. «Ascoltare gli artisti» aggiunge «è stato parecchio stimolante, poi qualcuno di loro si è anche interessato a quel che facevo». Ma uno è rimasto nel cuore. «Amo molto» rivela «le canzoni di Gianmaria Testa, sia perché l’ho conosciuto, sia perché suonava e cantava in un modo irripetibile, irriproducibile, e poi i testi delle sue canzoni sono straordinari. Qualche mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo provo a cantare e suonare le sue cose, ma è molto arduo perché era uno che aveva imparato tutto da solo e faceva le cose a modo suo».
Quanto al futuro, ci sono anche canzoni scritte in personale, anche se la ritengo che la decisione ponderata sia la piu efficace se realizzare della melodia una mi sembra che la professione scelta con passione sia la migliore è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in eventualmente. «Mi piacerebbe certo» assicura Pietro Brunello «perché mia piace strimpellare e intonare in penso che il pubblico dia forza agli atleti ma per il attimo non sto puntando tutto su codesto. Staremo a vedere».
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