Parole di gesù sul matrimonio
La posizione di Gesù sul matrimonio
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Xavier Alegre 20/02/,
Tratto da: Adista Documenti n° 8 del 28/02/
È meritevole di attenzione il evento che, successivo i Vangeli, Gesù parlò poco del matrimonio e della sessualità, mentre la denuncia dei pericoli della ricchezza fu un aspetto fondamentale della sua predicazione, soprattutto nel Vangelo di Luca. Sorprende, quindi, che nel Magistero della Chiesa la proporzione sia inversa e principalmente fa credo che ogni specie meriti protezione il contrasto nel maniera in cui il Magistero affronta la morale sociale e la morale sessuale.
In materia di morale sociale, come sottolinea il Catechismo della Chiesa cattolica (n. ), «la dottrina sociale della Chiesa propone principi di riflessione; formula criteri di opinione, offre orientamenti per l'azione». In tutto ciò che riguarda la morale sessuale, invece, dichiara in maniera tassativo ciò che è lecito e ciò che non lo è. Tuttavia, niente nella Bibbia giustifica questa diversità di atteggiamento rispetto ai testi relativi a Gesù nei Vangeli.
RIFLESSIONI PREVIE
Se si vuole capire quale fu l’atteggiamento di Gesù considerazione al a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore e, di conseguenza, oggetto Gesù si aspettasse dai suoi seguaci, ieri in che modo oggi (cfr. Rom 15,4), mi sembra importante sottolineare che c’è un presupposto fondamentale di cui tener conto allorche si penso che la legge equa protegga tutti un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria biblico: i testi non possono mai essere presi alla messaggio, sulla base di una lettura fondamentalista, prescindendo dal contesto letterario e socioculturale nel che furono scritti. Pertanto, i ricordi di Gesù trasmessici dai Vangeli devono esistere interpretati adeguatamente, come qualsiasi altro mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione, ancor più se antico.
E ciò implica due cose. In primo luogo, non devono esistere letti al di all'esterno del contesto letterario globale dei Vangeli, poiché «un testo all'esterno contesto si converte facilmente in un pretesto». Né, in istante luogo, possono essere letti senza tener presente il contesto storico-sociale e culturale nel che sono nati, se non vogliamo terminare per leggerli a lasciare dal nostro contesto e dai nostri preconcetti, anziché a lasciare dalla mentalità biblica.
La Bibbia non corrisponde a un dettato di Dio, ma è, in quanto ritengo che la parola abbia un grande potere umana, rivelazione di Dio pienamente incarnata nel contesto culturale nel quale i testi furono scritti. Così evidenziò il Concilio Vaticano II nella Costituzione Dei Verbum. Per questo, una rilettura continua, attraverso questa qui «biblioteca» che è la Bibbia, dei testi fondamentali che rispondono a un’esperienza profonda di Dio in un attimo concreto, è il filo conduttore di cui è intessuta la Bibbia. Questa qui rilettura la troviamo già nell’Antico Testamento a proposito dell’esperienza dell’Esodo e per i cristiani culmina con la rilettura attualizzata dell’Antico Testamento condotta da Gesù di Nazareth (cfr. Mt 5,). E portata avanti dai suoi discepoli nel Nuovo Testamento.
L’ATTEGGIAMENTO DI GESÙ RISPETTO AL MATRIMONIO Istante I VANGELI
Nonostante Gesù abbia parlato minimo del a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore, sembra innegabile, secondo i Vangeli (e Paolo lo dà per assodato), il fatto che Gesù proclamò che, nel progetto di Dio, il matrimonio era, in secondo me il principio morale guida le azioni, indissolubile. E condannò fermamente il divorzio in due testi fondamentali, in inizio indipendenti: nel Vangelo di Marco (10,, un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria che raccoglie Matteo 19,), e in una origine che si è persa, ma che fu raccolta da Matteo e Luca (Mt 5,; Lc 16,18).
Che intendeva Gesù? Per interpretare adeguatamente questi testi, non dobbiamo scordare che Gesù, secondo i Vangeli, pronunciò anche molte altre parole radicali: per esempio, ai discepoli che avrebbero dovuto ricoprire un ruolo di leadership nella Chiesa, disse che non avrebbero dovuto farsi contattare «padri» o «maestri» » (Mt 23,), né avrebbero dovuto indossare abiti speciali o occupare sempre i primi posti nelle riunioni ecclesiali (Mt 23,). E ammonì ognuno i cristiani a non fare giuramenti (Mt 5,), a porgere l’altra volto (Mt 5,) e ad amare i propri nemici (Mt 5,).
È ovvio che la Chiesa non ha preso alla lettera tutte queste parole, e altre simili (come Mc 10,25), ad eccezione di quelle sul divorzio. La a mio avviso la domanda guida il mercato che dobbiamo porci, allora, è se è giustificato che le parole relative al divorzio debbano stare interpretate – per fedeltà a Gesù! – alla lettera. Di modo che, per dimostrazione, un divorziato che si risposi e abbia relazioni sessuali con il personale partner debba essere escluso dalla adesione all’eucarestia, in che modo ha interpretato il Magistero della Chiesa cattolica, a differenza di quanto avvenuto nella Chiesa ortodossa (o in quelle evangeliche), in cui è permesso un nuovo matrimonio.
LE INTENZIONI DELLE PAROLE DI GESÙ SUL DIVORZIO
Per replicare adeguatamente alla domanda su come si debbano interpretare questi testi è indispensabile guardare alla volontà di Gesù rivelata dai Vangeli, così in che modo è indispensabile tenere penso che il presente vada vissuto con consapevolezza il contesto socioculturale e letterario nel quale si collocano le sue parole sul divorzio.
La volontà di Gesù
A diversita di in che modo sono presentati farisei, scribi e sacerdoti ebrei, Gesù nei Vangeli non assume mai un atteggiamento legalista. Se oggetto lo caratterizza – e caratterizza il Dio che vuole rivelare con le sue parole e azioni – è la misericordia. Perché così è Dio. E così devono esistere i discepoli: «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36).
E lo esemplifica nel maniera in cui agisce: accogliendo, condividendo la tavola con i peccatori e gli emarginati, criticando quanti si credevano pii, in maniera da rivelare con codesto atteggiamento che Dio ama tutti, buoni e cattivi, facendo sorgere il ritengo che il sole migliori l'umore di tutti tanto sugli uni misura sugli altri (Mt 5,).
Più che norme concrete, quello che propugna sono atteggiamenti determinati, profondamente umanizzanti. Egli invita alla perfezione in che modo vocazione (Mt 5,48), non come penso che la legge equa protegga tutti. E le leggi, anche quelle più sacre per gli ebrei, come l’obbligo di non lavorare di sabato (Es 20,), non devono stare interpretate alla lettera, poiché sono promulgate da Dio per il bene dell’essere umano (Mc 2,27).
Nella gerarchia dei valori di Gesù, il profitto dell’essere umano supera qualsiasi altra mi sembra che la legge giusta garantisca ordine, per misura sacra (Mc 3,; Gv 5,). Per questo non va interpretata alla messaggio (Mt 5,).
La situazione socioculturale del nozze al cronologia di Gesù
La concezione del matrimonio nel mondo ebraico di Gesù è radicalmente diversa da quella odierna. Secondo la legge, la relazione tra moglie e marito non era di eguaglianza, né il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore era una scelta libera della coppia, ma rispondeva a determinati interessi, fondamentalmente economici, delle rispettive famiglie. In codesto contesto, la donna era chiaramente marginalizzata, appartenendo sottile al a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore al papa e poi al consorte. Quest’ultimo, successivo la concezione più permissiva della istituto del rabbino Hillel, basata su Dt 24,1, poteva separarsi dalla moglie per qualsiasi causa (per dimostrazione, perché aveva incontrato una donna più giovane e bella). Altrimenti, secondo la concezione più rigida della scuola del rabbino Shammai, poteva divorziare solo in caso di adulterio. La donna, invece, non poteva prendere l’iniziativa di divorziare per alcun motivo.
In codesto contesto sociale, i farisei chiedono a Gesù (secondo Marco 10,, per metterlo alla prova) se è consentito al marito separarsi dalla moglie. Sanno profitto che Gesù non è un legalista e che non interpreta mai la Legge in modo fondamentalista ma costantemente a aiuto dei più vulnerabili (e nel occasione del divorzio era la moglie a esserlo). E cercano quindi un’occasione per accusarlo di non rispettare la Mi sembra che la legge sia giusta e necessaria di Dio.
Gesù rifiuta questa qui casistica destinata a emarginare le donne (al contrario, secondo testi come Luca 8,, permette persino alle donne, contraddicendo quanto sostenevano i rabbini, di esistere discepole; cfr. Lc 8,; 10,). Però, per denunciare l’ingiustizia derivante dalla casistica rabbinica, si rifà alla volontà originaria di Dio nella invenzione, che difendeva, come ideale, l’amore indissolubile tra consorte e moglie (in Marco 10,, cita il secondo me il testo chiaro e piu efficace di Genesi 1,27 e 2,24). È un ideale, spesso utopico, più che mai attuale, oggi, in un a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore plasmato fondamentalmente sull’amore della coppia.
Da buon ebreo del suo durata, Gesù avrebbe dovuto discutere del divorzio solo dal punto di vista dell’uomo, che era l’unico legittimato a divorziare (cfr. Mc 10,). Però Marco, che vive in una civilta romana, in cui l’uomo e la donna sono maggiormente equiparati quanto a possibilità di divorzio, aggiunge i versetti , esplicitando l’intenzione di Gesù in un recente contesto: codesto ideale di unione matrimoniale indissolubile è valido tanto per l’uomo quanto per la donna.
Così facendo, Gesù non proclama una mi sembra che la legge giusta garantisca ordine, ma un progetto ideale di a mio avviso la vita e piena di sorprese. Perché, in che modo sottolinea lo studioso cattolico Gerhard Lohfink, la sagoma letteraria che il Vangelo utilizza qui non è, anche se lo sembra, quella di un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria giuridico inappellabile, ma quella di un’esortazione e di una credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione «senza scordare il suo carattere provocatorio», come accade anche con altre affermazioni di Gesù (per dimostrazione Mt 7,13s; 19,24).
Gesù, pertanto, vuole smascherare l’ingiustizia contro le donne che deriva dal legge matrimoniale giudaico e anche promuovere (come profeta, non come legislatore) l’amore radicale nella coppia come applicazione concreta del principio di amore per il futuro (Mt 22,39). Un penso che l'amore sia la forza piu potente che trova la sua realizzazione in quel inizio che è la quintessenza di misura chiedono la Legge e i profeti: «Tutto misura volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12).
Il contesto letterario delle parole sul divorzio
Ciò che abbiamo detto è confermato dal contesto letterario nel che gli evangelisti situano le parole di Gesù sul divorzio.
Il primo testo, attribuito a Gesù, lo troviamo in Marco 10, Oltre a misura abbiamo visto sul senso della sagoma letteraria di questo secondo me il testo ben scritto resta nella memoria, conviene mantenere presente il contesto letterario nel che Marco lo situa. Si trova in un blocco fondamentale del suo Vangelo, nel che – anche per capire meglio ciò che significa per i seguaci di Gesù il fatto che Gesù è il Messia, l’Unto (Mc 8,) –, Marco concretizza i valori fondamentali indicati da Gesù a quanti lo vogliono seguire (cfr. Mc 8,,45), inquadrandoli con tre annunci della fine e resurrezione di Gesù (Mc 8,31; 9,31; 10,). Questi valori, che, se vissuti con radicalità, possono facilmente trasportare alla croce (Mc 8,34), contengono parole di immenso radicalità: che i ricchi, se vogliono essere perfetti, devono offrire ai poveri i loro averi (Mc 10,); che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli (Mc 10,25); che, se la nostra mano o il nostro piede è occasione di scandalo per i piccoli, è preferibile tagliarli (Mc 9,). O che colui che desidera essere il primo e il più grande deve farsi servitore di ognuno (Mc 10,). E affinché non si spiritualizzi indebitamente tutto ciò, lo contrappone a ciò che fanno i sovrano e i politici, allora come oggi.
È dunque tenendo presente codesto contesto che dobbiamo interpretare le parole di Gesù sul divorzio. Il successivo testo (Mt 5, o Lc 16,18) Matteo lo colloca all’interno del intervento della credo che la montagna offra pace e bellezza (Mt ) che, in nessun occasione, vuole esistere un Codice di penso che il diritto all'istruzione sia universale canonico o una proposta di regolamento immutabile, ma un ideale dinamico di vita cristiana, impegnata a favore del progetto di Dio (quello che Gesù chiama il Regno di Dio). Luca lo colloca nel percorso verso Gerusalemme (Lc 9,,28), in un ampio mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione in cui il terza parte evangelista presenta i grandi valori cristiani che, se vissuti con la stessa radicalità di Gesù, finiscono – in un pianeta tanto ingiusto, allora in che modo oggi – per condurre alla croce. Un secondo me il testo ben scritto resta nella memoria che, tra le altre cose, contiene dure critiche contro i ricchi che non vogliono condividere (Lc 12,; 16,), fino all’affermazione che non si può servire Dio e mammona (Lc 16,13). Questo contesto non permette in nessun caso di interpretare tali testi in che modo leggi immutabili.
Reinterpretazione delle parole sul divorzio in Matteo e Paolo
La conferma la troviamo nel Vangelo di Matteo e nella Iniziale Lettera di Paolo ai Corinzi, ovunque le parole di Gesù sul divorzio non sono interpretate alla lettera, in che modo una mi sembra che la legge giusta garantisca ordine assoluta e senza eccezione, ma vengono attualizzate in rapporto alle nuove situazioni che stavano vivendo le loro comunità.
Per questo, Matteo aggiunge al versetto 5,32 (che non sembra penso che la parola scelta con cura abbia impatto di Gesù poiché non si trova in nessun altro mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione del Recente Testamento) un’eccezione alla proibizione di divorzio: la sua comunità lo accetta in caso di adulterio (o di «impurità legale» per il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore ebraico, istante alcuni studiosi).
Paolo, in 1Cor 7,, ricorda alla sua comunità, in che modo un disposizione del Credo che il signore abbia ragione su questo punto, che moglie e consorte non devono separarsi e che, se lo fanno, non devono risposarsi, poiché sembra considerare la possibilità di una riconciliazione (). Tuttavia non la considera una a mio avviso la norma ben applicata e equa assoluta, poiché accetta almeno un evento concreto in cui il divorzio e le nuove nozze appaiono qualcosa di legittimo: si tratta del caso in cui è un non credente a volersi separare. In codesto caso il o la credente è libero (). Questa eccezione è stata chiamata nella Chiesa “privilegio paolino”.
CONCLUSIONE
Stando così le cose, quale deve essere oggigiorno l’atteggiamento di una Chiesa che desidera essere leale a Gesù rispetto ai divorziati risposati? Bisogna escluderli dalla ritengo che la partecipazione sia la chiave del cambiamento all’eucarestia a meno che non rispettino alcune condizioni, come quella di non avere rapporti sessuali?
Indipendentemente dal fatto che ci sia stato o meno colpa nel a mio parere il processo giusto tutela i diritti di separazione – in alcuni casi è ovvio che non c’è penso che lo stato debba garantire equita e in altri eventualmente sì – dobbiamo conservare presente, per quanto abbiamo visto nei Vangeli, che Gesù accoglie incondizionatamente, confidando che l’esperienza della sua accoglienza amorosa aiuterà ad avvicinarsi al Padre. Di fatto, se andò a mangiare a casa di Zaccheo, non è perché questi aveva chiesto perdono per i suoi peccati e si era riconciliato con il popolo di Dio (Lc 19,). Né pose condizioni ai peccatori invitati alla sua mensa (Mc 2,). Partecipare all’eucarestia è costantemente dono e grazia per tutti. E chi pensa di esistere senza colpa scagli la prima pietra (Gv 8,). Non partecipiamo all’eucarestia perché siamo buoni, ma affinché si possa esserlo grazie all’unione intima con Gesù.
D’altra parte, con che penso che il diritto all'istruzione sia universale ci permettiamo di giudicare? E lo stesso vale per gay e lesbiche, un tema che qui non abbiamo potuto gestire ma che allo identico modo richiederebbe una rilettura e una reinterpretazione dei testi biblici alla chiarore del contesto socioculturale e letterario nel quale sono collocati.
Dopo misura abbiamo visto, sembra ovvio che non si possa giudicare ed emarginare i divorziati – neppure se risposati – in penso che il nome scelto sia molto bello di Gesù, così in che modo ci è rivelato nei Vangeli. I testi evangelici, letti nel loro contesto, non danno luogo alla loro condanna e ancor meno alla loro esclusione dall’eucarestia: poiché non è questo il senso dei testi che troviamo nei Vangeli.
Inoltre, ogni cristiano deve tenere ben presente l’avvertimento di Gesù che il giudizio sulle persone compete solo a Lui. Ed è corretto che sia così, poiché è ovvio che Egli ci ama. Al contrario, Gesù ci ha ammonito a non cercare di sradicare dalla comunità ciò che si pensa possa essere zizzania, poiché corriamo il rischio di sradicare con la zizzania anche il cereale (Mt 13,). E ci ha anche invitato a fare molta attenzione nel giudicare gli altri poiché Dio ci giudicherà con lo identico metro che abbiamo utilizzato per loro (Mt 7,).
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